The Quays Bar and Irish restaurant
11-12, Temple Bar
Dublin 2
Tra le cose che rimangono mediamente misteriose la prima volta che ci si reca in Irlanda vi sono gli orari dei pasti. Noi latini, con qualche ora di differenza tra i francesi e gli spagnoli, collochiamo la nostra cena più o meno tra le 19.30 e le 22.00, ma gli irlandesi?!?
Qui pare che mangino continuamente dalla mattina alla prima serata, poi comincia una sorta di coprifuoco gastronomico che si intuisce inizi tra le 21.30 e le 22.00.
Il tempo e la marea non aspettano nessuno ovvero Chi ha tempo non aspetti tempo.... |
Il cartello cucina aperta sino alle 22, che qui viene esposto per sottolineare orari prolungati, al povero viaggiatore affamato, appaiono come una inverosimile limitazione alla propria libertà di assaggio.
Deve essere per questo che su una trave del Quays hanno intagliato il proverbio "Time and tide wait for no man"...
Domenica sera, ore 21.30. Dopo un pomeriggio in giro ed una dolce sosta da Le Petit Parisien, l'appetito comincia a farsi sentire. Domani è un lunedì lavorativo e Dublino sonnicchia, fortunatamente c'è giusto ad un isolato Temple Bar con i suoi pub pieni di vita -e spero di cucine aperte-. The Quays è il posto giusto questa sera: il bar al piano terra propone un duo di chitarre unplugged molto coinvolgente, il ristorante al piano superiore è aperto...
Senza perderci in tanti orpelli, grazie anche alla simpatica cameriera sarda, ordiniamo una pinta ed un conseguente stufato di manzo alla Guinnes che ancora non avevamo assaggiato. L'attesa è breve, giusto il tempo di ammirare ruote, ingranaggi e tramogge che arricchiscono l'arredo e testimoniano il passato da mulino di questi locali.
Lo stufato è più denso rispetto agli altri, con un sapore deciso e caratteristico, nel quale la birra si intuisce ma non prevale; il manzo è morbido, a bocconcini ed è accompagnato con una sfera di purè di patate ( una presentazione originale della classica patata irlandese) ed un quadratino di sfoglia. Un piatto tradizionale, ma servito in modo moderno ed elegante, come tutti gli altri di questo ristorante. Comunque...avrei rinunciato alla sfera di patata a favore di una porzione di pane con la quale avrei accompagnato lo stufato... gli irlandesi in quanto a scarpetta non ci capiscono molto!
Salutato il piano superiore, dotati di pinta d'ordinanza, andiamo a fare capolino al bar. I musicisti ci sanno fare: grande repertorio, grande tecnica ed un pizzico di fascino tengono a bada uomini alticci e ragazze che festeggiano un addio al nubilato. Com'è inevitabile, conosciamo una coppia di ragazzi con i quali parte il celebre giro di bevute, al termine del quale conto una birra e tre Jameson per me, tequila ed altrè amenità per gli altri. E meno male che siamo solo in quattro!
Cogliamo l'occasione dell'uscita di Damian O'Hare -attore irlandese, noto per avere preso parte a "I pirati dei Caraibi", ma che non avevamo cagato nemmeno di striscio-, per sganciarci e fare ritorno in albergo. Ovviamente, solo dopo avere preso parte all'inebriato coretto di Hey Jude!
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