Piazza Porta Venere, 4 Caiazzo (CE)
Tel.:0823.86.84.01
La prima volta che degli amici mi invitarono a Caiazzo ricordo che sull'ultima salita prima di arrivare nel grazioso borgo casertano mi chiedevo se non fossi impazzito ad avere tradito la mia Napoli e ad avere fatto tanti chilometri per mangiare una pizza fatta a regola d'arte. Devo ammettere di essermi felicemente ricreduto dopo avere gustato la margherita della Antica Osteria Pepe.
Caiazzo è un borgo molto caratteristico, con un centro storico che ne racconta la storia millenaria: sui primi insediamenti preistorici la cittadina crebbe grazie all'avvicendarsi degli osco-sanniti, i romani, i longobardi, i normanni, gli Angioini , gli Svevi, i d'Aragona; vide una celebre battaglia dei Mille e fu teatro di un'atroce strage ad opera delle truppe naziste durante la seconda guerra mondiale.
Passeggiare attraverso i suoi vicoli, è un pò come ripercorrere la storia del meridione; ammirare gli scorci suggestivi rinfrescati dalla brezza è un piacere che non possiamo vivere nelle nostre città oppresse dall'afa in estate; discutere con le persone del posto aiuta a scoprire che esiste ancora un'ospitalità antica che credevamo persa.
In questo contesto così ricco di storia ed umanità, al centro di una bella piazza alberata sorge l'Antica Osteria della famiglia Pepe; nonno Ciccio nel 1931 aprì in pieno centro storico la sua osteria; dal 1961 il figlio Stefano aggiunse la pizza al menù e la tradizione familiare è continuata con i nipoti Massimiliano, Nino e Franco.
La serata che raccontiamo ha visto protagonisti un bel gruppo di amici, tutti amanti del buon mangiare, qualcuno ha già mangiato la pizza di Pepe altri sono al loro esordio.
Abbiamo preferito prenotare anche se non è fine settimana, memori delle lunghe attese in piazza. Il locale è disposto su tre livelli e noi veniamo sistemati nell'ultimo girone, dov'è la sala più ampia anche se meno caratteristica dell'osteria.
Il menù presenta un'offerta di pizze tradizionali ed alcune pizze che esaltano i prodotti del medio ed alto casertano e per le quali Pepe è celebrato un pò ovunque.
Scegliamo soprattutto margherite e ripieno con le scarole ma anche la Nero Casertano e un ripieno classico. Accompagniamo il cibo con delle Baffo d'oro spillate e una bottiglia di Pallagrello nero "Terre del Principe".
All'arrivo delle pizze si scatena la bagarre di mugolii e osservazioni.
Attacchiamo con il ripieno: qui per la prima volta e a differenza della ricetta classica napoletana ho gustato una pizza con le scarole messe a crudo e non posso che confermare che questa è la creazione più emozionante fra tutte quelle assaggiate.
Il ripieno è completato da olive caiazzane, acciughe, capperi e olio evo; si cuoce praticamente con il suo vapore nella cupola di pasta lasciando intatti e ben distinti i sapori.
La pasta è leggerissima ma fragrante, quasi il marchio di fabbrica di Pepe vecchio (noi ormai lo chiamiamo così per distinguerlo da Pepe in grani, il nuovo locale aperto da Franco, il terzo figlio di Stefano). Una delle unicità di questa pizza è l'impasto completamente lavorato a mano nelle madie di legno, inoculato con l'antico lievito madre della famiglia e lievitato con tempi rispettosi dell'umidità della giornata. L'altro è il forno a parete, con la bocca più ampia che ricorda più i forni da pane che quelli classici da pizza.
La margherita ha un cornicione alto, bello, molto alveolato. Come per i ripieni, nonostante la cottura risulti forte, con delle bruciature in evidenza non inficia la morbidezza e la rotondità del prodotto.
La nero casertano promuove in modo eccellente alcune produzioni della provincia incorniciando su di una pizza il salame di maialino nero casertano, il fiordilatte di Alvignano e l'origano del Matese.
Non sia mai detto che si passi da queste parti e non si gusti al centro tavola, quasi come se fosse un benevolo rito caiatino, la Mastunicola -la prima pizza della storia- qui proposta con il conciato romano. Non volendo scontentare nessuno, prendiamo anche una porzione di soffritto che ci tentava già dall'occhiata della prima ora del menù.
La Mastunnicola è pizza da opinioni nette, o ti piace o no. A questa tavola piace parecchio e dunque il disco di pasta con il gustoso conciato, rinfrescato dall'abbondante basilico e condito con sugna (strutto o nzogna) termina rapidamente e relega il soffritto (che ci pare non fortissimo probabilmente per l'assaggio incrociato) ad un dolce assaggio di interiora al sugo.
Ogni tavolata -vuoi per avere approfondito la conoscenza tra commensali, vuoi per la complicità dell'esperienza gastronomica in corso, vuoi per l'alcool che comincia a fare presa-ad un certo punto della cena sbraca. Arrivati più o meno a questo momento tra battute sarcastiche e commenti sui vicini pettinati in modo improbabile, gustiamo il Sospiro d'angelo, un'idea della Pasticceria Sparono anch'essa di Caiazzo. Si tratta di un semifreddo con creme, chantilly, nocciole e pan di spagna, ricoperto da polvere di cacao. Servito alla giusta temperatura, è un fine pasto molto gradevole.
La serata si chiude, sulle note di Fausto Leali, con un selfie di gruppo: il caro vecchio autoscatto che ci ricorderà questa allegra serata.
Il conto è pop. Per 11 persone 12 pizze, 11 birre, 1 Pallagrello, 1 soffritto, 4 dolci 13-14 euro cad.
Caiazzo è un borgo molto caratteristico, con un centro storico che ne racconta la storia millenaria: sui primi insediamenti preistorici la cittadina crebbe grazie all'avvicendarsi degli osco-sanniti, i romani, i longobardi, i normanni, gli Angioini , gli Svevi, i d'Aragona; vide una celebre battaglia dei Mille e fu teatro di un'atroce strage ad opera delle truppe naziste durante la seconda guerra mondiale.
Panorama di Caiazzo |
In questo contesto così ricco di storia ed umanità, al centro di una bella piazza alberata sorge l'Antica Osteria della famiglia Pepe; nonno Ciccio nel 1931 aprì in pieno centro storico la sua osteria; dal 1961 il figlio Stefano aggiunse la pizza al menù e la tradizione familiare è continuata con i nipoti Massimiliano, Nino e Franco.
La serata che raccontiamo ha visto protagonisti un bel gruppo di amici, tutti amanti del buon mangiare, qualcuno ha già mangiato la pizza di Pepe altri sono al loro esordio.
Abbiamo preferito prenotare anche se non è fine settimana, memori delle lunghe attese in piazza. Il locale è disposto su tre livelli e noi veniamo sistemati nell'ultimo girone, dov'è la sala più ampia anche se meno caratteristica dell'osteria.
Il menù presenta un'offerta di pizze tradizionali ed alcune pizze che esaltano i prodotti del medio ed alto casertano e per le quali Pepe è celebrato un pò ovunque.
Scegliamo soprattutto margherite e ripieno con le scarole ma anche la Nero Casertano e un ripieno classico. Accompagniamo il cibo con delle Baffo d'oro spillate e una bottiglia di Pallagrello nero "Terre del Principe".
All'arrivo delle pizze si scatena la bagarre di mugolii e osservazioni.
Attacchiamo con il ripieno: qui per la prima volta e a differenza della ricetta classica napoletana ho gustato una pizza con le scarole messe a crudo e non posso che confermare che questa è la creazione più emozionante fra tutte quelle assaggiate.
Il ripieno con le scarole |
Le scarole appena cotte |
La margherita con il cornicione altissimo |
La cottura della margherita |
La nero casertano promuove in modo eccellente alcune produzioni della provincia incorniciando su di una pizza il salame di maialino nero casertano, il fiordilatte di Alvignano e l'origano del Matese.
Non sia mai detto che si passi da queste parti e non si gusti al centro tavola, quasi come se fosse un benevolo rito caiatino, la Mastunicola -la prima pizza della storia- qui proposta con il conciato romano. Non volendo scontentare nessuno, prendiamo anche una porzione di soffritto che ci tentava già dall'occhiata della prima ora del menù.
La Mastunnicola |
La Mastunnicola è pizza da opinioni nette, o ti piace o no. A questa tavola piace parecchio e dunque il disco di pasta con il gustoso conciato, rinfrescato dall'abbondante basilico e condito con sugna (strutto o nzogna) termina rapidamente e relega il soffritto (che ci pare non fortissimo probabilmente per l'assaggio incrociato) ad un dolce assaggio di interiora al sugo.
Ogni tavolata -vuoi per avere approfondito la conoscenza tra commensali, vuoi per la complicità dell'esperienza gastronomica in corso, vuoi per l'alcool che comincia a fare presa-ad un certo punto della cena sbraca. Arrivati più o meno a questo momento tra battute sarcastiche e commenti sui vicini pettinati in modo improbabile, gustiamo il Sospiro d'angelo, un'idea della Pasticceria Sparono anch'essa di Caiazzo. Si tratta di un semifreddo con creme, chantilly, nocciole e pan di spagna, ricoperto da polvere di cacao. Servito alla giusta temperatura, è un fine pasto molto gradevole.
La serata si chiude, sulle note di Fausto Leali, con un selfie di gruppo: il caro vecchio autoscatto che ci ricorderà questa allegra serata.
Il conto è pop. Per 11 persone 12 pizze, 11 birre, 1 Pallagrello, 1 soffritto, 4 dolci 13-14 euro cad.
Photo credit: Paolo Cocozza
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