Quando Virginia Familiari mi ha contattato, non potevo credere a quel che leggevo: gli chalet di Monte di Procida si sono consorziati per tutelare la cistecca montese...
Quella che sembrava una sospetta supercazzola mi ha aperto la mente alle tante serate estive trascorse a bighellonare sulla via panoramica che si affaccia su Bacoli e Miseno; l'imperativo era mangiare un panino con carne e formaggio dal nome strano, accompagnato da tante risate ed una bella birretta.
Dunque il pasto di chiusura di una giornata al mare, il compagno delle notti magiche degli anni '90 (ricordo la finale di consolazione del mondiale passata proprio qui) non solo ha un nome ben definito, ma addirittura c'è un gruppo che ne tutela le materie prime e la preparazione!
Facciamo un pò di storia.
La cheese steak nasce a Philadelphia negli anni '20 del secolo scorso.
Pat e Harry Olivieri, proposero ai propri avventori una vera novità per l'epoca: uno strano panino italiano, ripieno di carne di manzo in sfoglie sottilissime cotta con pezzetti di cipolla e Provolone cheese. Fu un tale successo che in pochi anni, quella che sembrava una curiosa invenzione di un mangiaspaghetti della east coast, spopolò in tutti gli Stati Uniti.
Alcuni tra i montesi emigrati in America in cerca di fortuna, intuiscono che la cheesesteak può essere il biglietto di ritorno in patria: dopo tutto perchè il panino inventato dagli italiani non dovrebbe avere successo anche a Monte di Procida?
Ed ecco, all'inizio degli anni '80, un fiorire di chalet sulla parte più panoramica della cittadina flegrea, piccoli esercizi commerciali che offrivano indistintamente gelati e antipasti, caffè, spighe, dolci e ...la cistecca!
Già dai primi anni la cheese steak viene italianizzata e, se è vero che, all'inizio, la storpiatura del termine inglese strappa un sorriso, un pò di ricerca ci porta alla beef-steak, diventata bistecca in Toscana, probabilmente il più celebre dei riadattamenti linguistici gastronomici dalla lingua inglese.
Celebriamo il mio battesimo ufficiale di cultore della Cistecca montese all'Happy hours, uno dei locali aderenti al consorzio. Ambienti carini e vista mozzafiato sono la presentazione del simpatico pub, molto frequentato anche in una sera di metà settimana di fine inverno.
L'offerta è quella amplissima degli (ormai ex) chalet di Monte di Procida, ma con entrambi gli occhi puntati alla qualità (della pizza di Porfirio vi parlerò in un'altra occasione tanto è il rilievo che merita) in ognuna delle proposte.
Il contenitore della Cistecca è un piccolo sfilatino scottato alla brace; la carne, sottoposta ad un procedimento di sfilettatura da parte dei macellai aderenti al consorzio, è cotta seguendo una tecnica particolare ( da queste parti si arriva alla piastra dopo diversi anni di apprendimento e un'esperienza diretta negli USA) che la amalgama agli ingredienti di base scelti e la prepara al definitivo matrimonio con il formaggio. Infine il panino è arricchito con i contorni previsti dalla varie ricette e pronto per essere gustato.
Il sottoscritto, per rendere quanto meglio possibile l'idea della Cistecca al curioso lettore di questo scalcinato blog, si è sacrificato in un tris di assaggi;
La Cistecca è un altro panino; è una proposta italiana in modo diverso ed è necessaria perchè esce fuori dall'imperante binomio bun-hamburger offrendo un'arricchente possibilità di gusto; ci piace perchè è riuscita a consorziare fornitori e produttori in una piccola realtà (incredibile nel nostro paese) creando, si spera, un bel circolo virtuoso che faccia economia nel nome della qualità.
Stavolta l'abbiamo assaggiata nel bel locale di Salvatore Lucci e Danilo Carannante, due giovani appassionati montesi, abbinandola ad un ottima birra (ma perchè non tentare anche con un bel calice di vino?) e terminando con una deliziosa fetta di dolce.
Verosimilmente gli altri locali aderenti al consorzio avranno delle loro varianti che andranno assaggiate e che rendono il panorama di Monte di Procida ancora più ammaliante.
E ricordate: la Cistecca montese non si mangia, si gusta!
Alcuni tra i montesi emigrati in America in cerca di fortuna, intuiscono che la cheesesteak può essere il biglietto di ritorno in patria: dopo tutto perchè il panino inventato dagli italiani non dovrebbe avere successo anche a Monte di Procida?
Ed ecco, all'inizio degli anni '80, un fiorire di chalet sulla parte più panoramica della cittadina flegrea, piccoli esercizi commerciali che offrivano indistintamente gelati e antipasti, caffè, spighe, dolci e ...la cistecca!
Già dai primi anni la cheese steak viene italianizzata e, se è vero che, all'inizio, la storpiatura del termine inglese strappa un sorriso, un pò di ricerca ci porta alla beef-steak, diventata bistecca in Toscana, probabilmente il più celebre dei riadattamenti linguistici gastronomici dalla lingua inglese.
Celebriamo il mio battesimo ufficiale di cultore della Cistecca montese all'Happy hours, uno dei locali aderenti al consorzio. Ambienti carini e vista mozzafiato sono la presentazione del simpatico pub, molto frequentato anche in una sera di metà settimana di fine inverno.
L'offerta è quella amplissima degli (ormai ex) chalet di Monte di Procida, ma con entrambi gli occhi puntati alla qualità (della pizza di Porfirio vi parlerò in un'altra occasione tanto è il rilievo che merita) in ognuna delle proposte.
Il contenitore della Cistecca è un piccolo sfilatino scottato alla brace; la carne, sottoposta ad un procedimento di sfilettatura da parte dei macellai aderenti al consorzio, è cotta seguendo una tecnica particolare ( da queste parti si arriva alla piastra dopo diversi anni di apprendimento e un'esperienza diretta negli USA) che la amalgama agli ingredienti di base scelti e la prepara al definitivo matrimonio con il formaggio. Infine il panino è arricchito con i contorni previsti dalla varie ricette e pronto per essere gustato.
- il Philadelphia è la composizione classica, con cipolla e scamorze, che rende onore alla città dove tutto è cominciato; a mio parere, è il primo da assaggiare per farsi un'idea chiara della Cistecca;
- il Panorama è molto mediterraneo, con le verdure della nostra terra che ingentiliscono il panino e lo rendono fresco e gradevolissimo (pare infatti sia il più gettonato d'estate);
- ai funghi, versione più hard della Cistecca e probabilmente base per ulteriori arricchimenti richiesti dagli amanti dei panini esplosivi.
Stavolta l'abbiamo assaggiata nel bel locale di Salvatore Lucci e Danilo Carannante, due giovani appassionati montesi, abbinandola ad un ottima birra (ma perchè non tentare anche con un bel calice di vino?) e terminando con una deliziosa fetta di dolce.
Selfone con Danilo Carannante e Salvatore Lucci |
E ricordate: la Cistecca montese non si mangia, si gusta!
Virginia Familiari cura la comunicazione del consorzio |
Commenti
Posta un commento