Roosters Restaurant Ashley ai Quartieri Spagnoli

Napoli è da sempre un modello di inclusività: durante la sua storia millenaria hanno convissuto fianco a fianco persone provenienti da regioni o paesi molto diversi, rappresentanti di culture all'apparenza anche poco conciliabili, ma che hanno dato vita a quel melting pot che costituisce oggi l'anima stessa del popolo napoletano.
Anche in cucina, Napoli, ha sempre accolto le novità a braccia aperte, facendole proprie e, addirittura, elevandole ad emblema della città stessa: i babà (Polonia), il pomodoro e le patate (Americhe), gli spaghetti (oriente), il caffè (Arabia) ne sono la viva testimonianza.
Eppure la città, non ha mai espresso grandi esperienze di ristorazione etnica, salvo i numerosi ristoranti cinesi e i recenti -e modaioli- giapponesi.



Era da tempo che sapevo dell'esistenza di una casa sui quartieri spagnoli dove un cingalese deliziava i palati dei suoi connazionali con i piatti della loro tradizione. Amici, chissà se millantatori o realmente avventori, affermavano che bisognasse avere il numero di telefono per potervi accedere, numero che pare custodissero gelosamente per evitare che la situazione si "imbastardisse", ma che immagino, non avessero nemmeno loro. 


Fatto sta che, curiosando tra i vicoli della zona, ho intravisto una bandiera cingalese che faceva bella mostra di se appesa ad un balcone. Fiondatomi al portone, per verificare se fosse quello che pensavo, il citofono presentava un unico nome:Sri Lanka; l'avevo trovato!


Saliamo le ripide scale del palazzo e al secondo piano siamo accolti da Ashley, il proprietario, che in un impeccabile divisa ci accoglie nella sua creatura. 
Il ristorante è diviso su due piani; le sale sono accoglienti e ovviamente riportano alla mente i film di Bollywood, con immagini di elefanti e di personaggi con vestiti tradizionali. C'è anche un tavolino che si affaccia proprio sul balconcino che invita ad una cenetta têtetête.


I convenevoli sono tutti centrati sulla storia del locale e sulla sua clientela. 
Aperto nel 1996 dal fratello -che oggi ha un'agenzia di servizi poco più avanti-, è stato rilevato da qualche anno da Ashley che ne ha fatto un vero ristorante. 
Gli avventori sono principalmente cingalesi ed indiani, persone che lavorano in città o che approfittano di una sosta in porto della nave sulla quale sono impiegati per ritrovare i sapori di casa. 
Ovviamente c'è una nutrita clientela di italiani desiderosi di assaggiare sapori diversi dal solito e che, presumo, siano delusi di non essere più custodi di un segreto esclusivo (Tiè!)

Pattis e cutlet

Essendo completamente ignoranti in quanto a cucina cingalese, facciamo fare ad Ashley, che ci premette, cucinerà un pò meno piccante rispetto al solito, per evitare che all'uscita ci prendano in un circo come mangiatori di fuoco... 


Iniziamo con delle crocchette di tonno e dei raviolini fritti con verdure. 

Il paratha con la salsa di lenticchie
Continuiamo con una paratha, un pane spugnoso, tipo crepes che si trova in molte cucine orientali ed africane. E' ripieno di pomodori, cipolla e uovo stracciato. Si può condire con una salsina alle lenticchie gialle. Non fate quella faccia: è tutto buonissimo sinora!


Arrivano poi le portate principali, due versioni dello stesso piatto, uno preparato con riso saltato e l'altro con degli spaghetti di riso. Si tratta di una preparazione che ricorda molto gli spaghetti alla piastra dei ristoranti cinesi: ricco di verdure e spezie, è arricchito con del pollo fritto.
Se mi posso permettere un sommesso commento: mmmmmmmm... Avremmo potuto mangiarne diversi altri piatti!


La tavola si arricchisce con l'immancabile riso in bianco da condire con melanzane e peperoni (stracotti in olio e salsa di soia), fagiolini al curry, interiora di maiale con salsa verde al curry, una salsa di peperoncino a parte ( tra i sorrisi divertiti di Ashley) e del pane cingalese (una sfoglia di uno spessore mai visto tanto fine, fatto con farina di un legume verde "non tradotto" e, ovviamente, fritto) 


Naturalmente, ognuno si compone un proprio piatto, basandosi sul personale gusto e sulla propria vena creativa!


Ci fermiamo qui. Gli altri clienti  ci guardano incuriositi per le tante portate al nostro tavolo, normalmente in Sri Lanka si mangia un'unico piatto a pasto; ci giustifichiamo dichiarandoci chiattoni curiosi della loro cucina.

Ed ora le risposte alle domande che mi hanno posto tutti: 
- E' sporco? No, è come una di quelle vecchie pizzerie o trattorie del centro storico;
- Fa schifo? No, è buonissimo;
- Era carne di gatto? No, o meglio non lo so, non ne ho mai mangiata. Ma la cucina è a vista e non ho sentito miagolare;
- Vi siete sentiti male dopo? No, anzi ci siamo andati a mangiare un maltagliato da Augustus;

Selfie rituale
Ed infine, com'è consueto, i prezzi: per tutto quello che si è visto, una Peroni ed un'acqua piccola 16 euro (8 euro a pp). 

Commenti

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